giovedì 25 luglio 2013

Maschere di ieri e di oggi. Dal travestimento rituale al cosplay




Sin dai tempi più remoti, l'uomo ha sempre sentito la necessità di mascherarsi nei periodi di crisi. Quella che De Martino definirà poi come "crisi della presenza" è una condizione caratterizzata da un'incertezza tale che spinge l'individuo, per timore di perdere dei riferirimenti a lui essenziali, a rifugiarsi in qualcosa di "altro". in quasi tutte le civiltà, del passato e contemporanee, la maschera porta chi la indossa a distinguersi da chi lo circonda e ad entrare in una realtà completamente diversa: naturalmente ogni in ogni cultura il mascherarsi assumeva e tutt'ora assume significati differenti. Che sia utilizzata durante rituali di origine sciamanica o che venga indossata affinche doni al portatore un potere superiore, una cosa rimane immutata: la valenza apotropoaica del travestimento, valida tanto per chi lo compie quanto, molto spesso, per chi assiste a questa trasformazione. Questa particolare valenza apotropaica raggiunge il suo culmine già nei baccanali prima e nel carnasciale poi.Non è ora il caso di soffermarsi sui riti dionisiaci o simili, tema un po' troppo arduo per un posto così ameno ma, se permettete, mi piacerbbe sprecare qualche parola sul carnevale. Le feste carnascialesche più che per festeggiare in allegria e travestirsi in maniera buffa, nascono come valvola di sfogo. Ho detto prima che in alcuni momenti dell'esistenza l'individuo, o la società, si trova di fronte al rischio di perdere una serie di certezze che lo ancorano alla sua esistenza. Che la causa sia un trauma, una calamità o semplicemente il passare di un altro anno, questi momenti vanno arginati e circoscritti per diventare parte del tempo mitico; il carnevale è uno di questi momenti. Già nel medioevo duranti i giorni del carnasciale, termine che potrebbe essere legato all'abbandonare il consumo di carne durante il periodo quaresimale, la vita subiva un brusco ribaltamento. Nelle abbazie come nei castelli, nelle città o nei poderi fortificati l'usanza imponeva un rovesciamento di ruoli. Il padrone si trovava quindi a servire e i giovani chierici a dire messa e punire gli altri prelati, fino ad arrivare alla processione di un asino attraverso la chiesa. Attraverso l' "asinaria festa" si scatenava un clima di grottesco capace di liberare l'individuo dalle ansie per il futuro. In area anglosassone la festa di Halloween, contrazione di All Hallow's Evening, nasce con simili scopi. Una testimonianza del fatto che queste feste, incentrate sul travestimento e sull'assunzione di ruoli non convenzionali avessero un significato più profondo  si può ravvisare in alcune delle maschere che li popolavano. Jack o' Lantern e Arlecchino, infatti, nascono come figure ctonie che hanno lo scopo di terrorizzare la popolazione cercando di volta in volta vittime o un rifugio.
Con il passare del tempo queste feste si sono svuotate del loro significato originario diventando, al giorno d'oggi, occasione per tavestirsi e divertirsi con amici e parenti. Questo in parte è dovuto ad un progressivo allontanamento nei confronti di usanze legate alla sfera del folklore e della superstizione.
Questo allontanamento ha però in sè delle conseguenze di rilievo. Com'è stato accennato l'individuo (e quindi anche la società , che a livello sociale può essere equiparata ad una persona) ha la necessità di una valvola di sfogo che, a volte comprenda l'interpretare ruoli e personaggi di fantasia.
Tra gli anni settanta e gli anni ottanta, in Giappone, nasce e si diffonde il fenome che sarà denominato poi dei COSPLAY. Nato dalla fusione dei termini inglesi costume e play questa pratica consiste nell'indossare i panni di personaggi di manga, anime, oav e film. Il caso che fece parlare per la prima volta di cosplayers risale al 1995 quando, un gruppo di ragazzi giapponesi, indosso i panni dei protagonisti di Neon Genesis Evangelion. Con il passare degli anni l'area di interesse dei costume players si è ampliata fino a coinvolgere videogiochi, personaggi famosi, personaggi letterari e, spesso, outfit legati a tematiche precise quali quella gotica, quella steampunk e tante altre.
Protagonisti  di fiere e convention a tema, e non solo, con il passare degli anni i cosplayers hanno conquistato la pellicola e i tanto amati fumetti diventando, a volte, i veri protagonisti delle storie tanto amate. Ma perchè vestirsi da supereroe o da ninja o ancora da vocal loid?
Probabilmente questa pratica nasce come un'estremizzazione tipica di una cultura spinta agli eccessi come quella giapponese ma è interessante notare come, con il passare degli anni, si sia diffusa anche nella cultura occidentale. Anche in Italia, ormai, non esistono fiere del fumetto in cui non ci siano competizioni e sfilate cosplay. Nella miglior tradizione cosplay si possono trovare costumi pressochè perfetti così come outfit che potremmo definire appena somiglianti. Spesso non è importante somigliare davvero al proprio eroe ma, piuttosto, almeno per un giorno, poterlo impersonificare. Se da un lato la componente "gioco" intrinseca in questa pratica emerge in maniera evidente, scavando un po' più in pro

fondità credo sia possibile ravvisare la necessità di interpretare questi personaggi per fuggire dai momenti di crisi che costellano l'esistenza di ognuno. Che sia chiaro, non intendo dire che chi fa cosplay sia un angosciato disadattato ma, piuttosto, che il diffondersi capillarmente di manifestazioni che coinvolgono i cosplayers sia sintomo di un problema di base della società moderna. Per fronteggiare la crisi della presenza de martiniana, ora che la sfera del sacro (intesa come realtà altra) si fa sempre più lontana e labile ci si rivolge a quelli che sono considerati eroi. Se prima questi ruoli erano ricoperti da divinità e miti oggi, con grande disappunto di tutti coloro si definiscono atei, sono incarnati dagli eroi dei fumetti e del fantastico in generale.
L'uomo, in quanto animale sociale, trova spesso il modo di riadattare situazioni superate per superare momenti difficili e, se questo vuol dire vestirsi da Naruto o fronteggiare una ciurma di pirati, ben venga!





   

































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