mercoledì 8 maggio 2019

Non tutti i morti restano sdraiati




Anni di cinema e letteratura ci hanno abituati a vedere i morti viventi come degli esseri non senzienti, guidati solo dalla fame per carne, cervelli o simili. La tradizione, infatti, vede gli zombie come involucri che, attraverso una serie di processi o di droghe, sono completamente asserviti al bokor che ne diviene sostanzialmente il padrone. Nella saga di Tuonetar non è così. Ben lungi dai ciondolanti e semiputrefatti sacchi di carne di Romero, nell'opera di Augusto Chiarle i non morti sono esseri umani che, attraverso un processo di  privazione fisica e psicologica, vengono asserviti e resi dipendenti da un composto che ne modifica sostanzialmente lo stato. Il mondo di Tuonetar è un mondo oscuro in lotta e proprio attraverso questa continua tensione si sviluppa la vicenda narrata nei tre volumi per ora pubblicati. I romanzi ci introducono in una realtà in cui la guerra è una condizione sempre presente, anche se non direttamente a volte, e, soprattutto, in cui la magia non è quello che sembra. Pozioni, incantesimi e efetti magici sono frutto di studi e di esperimenti scientifici e, le stesse parole magiche che tanto hanno caratterizzato opere quali Harry Potter, altro non sono che ingredienti e ricette degli incantesimi.
Non è possibile descrivere La Valle di Tuonetar senza soffermarsi per un attimo sull'intensità dei personaggi che, nel corso della storia maturano spesso attraverso scelte difficili e situazioni al limite della sanità mentale: un giovane bibliotecario, una schiava, un mercenario, un bardo reietto e un morto vivente "risvegliato" dovranno fare i conti con la loro umanità messa a dura prova dagli assalti dei Negromanti di Valle Cupa.
Non volendo fare troppe anticipazioni, La Valle di Tuonetar risulta piacevole e ben articolato, un volume che fa presagire una grande conclusione per una saga fantasy fuori dall'ordinario e ricca di spunti originali.

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