domenica 2 settembre 2012

Capelli Blu Una storia metropolitana di Valerio Nardoni


Blu





Per alcuni è uno dei colori dell'estate, per altri può essere il prologo ad un piccolo incubo quotidiano. Certo, non parlo del blu che ossessionò Van Gogh e Tolouse-Lautrec ma di un blu più reale. Il tipo di blu che quano lo vedi non ti colpisce subito ma poi, quando ci ripensi, finisce per essere l'unica cosa che ricordi.
Ecco cosa accade al protagonista di Capelli Blu prima opera dell'esordiente Valerio Nardoni. Ambientato in una città senza nome, simile a tante altre, questa brillante opera si districa tra fiumi e strade popolate da gente comune. Tra discount, megastore e lenticchie col chorizo il protagonista vive sospeso tra realtà e sogno, sempre accompagnato dalla macchina da presa. Proprio quest'idea, sicuramente non nuovissima ma utilizzzata con metodo e senza eccessi, eleva questo romanzo al di sopra della media. Se la trama non colpisce per l'eccessiva originalità, lo stile della narrazione, che oscilla tra prima e terza persona, e la visione esterna del protagonista riescono a rendere interessante e scorrevole quello che sarebbe potuto essere un esperimento poco riusciuto. In quanto prima opera, infatti, il rischio di cadere nel banale o di risultare poco chiaro era prevedibile, quasi scontato.
Quasi.
Per fortuna la bravura di questo giovane autore gli permette di giocare su un terreno in cui molti sono caduti, delineando bene i personaggi, primo tra tutti l'amico Alvaro, e giocando con le situazioni. C'è un unica pecca, per quanto mi riguarda, in questa ottima opera, la lunghezza della stessa. Forse per la paura di tirarla troppo per le lunghe o per pura scelta stilistica, l'autore sceglie di chiudere la storia senza approfondire alcuni passaggi. Da un lato questa scelta rende l'opera unica e particolare ma dall'altro lascia un po' d'amaro in bocca perche non permette di affezionarsi ai protagonisti. Personalmente non amo quando succede, perchè mi sento quasi privato del piacere di un buon finale. Non dico assolutamente che il finale di questo libro non sia buono. 
Manca solo qualcosina. 
Magari qualche pagina ancora.

 Magari, Blu.

2 commenti:

  1. Reazione dell'autore: Ho ricevuto in questi giorni poche ma molto intelligenti recensioni. Diciamo che è la prima volta che ho la pretesa di conoscere bene l'opera di cui si parla, ed effettivamente mi viene naturale confrontarmi e giudicarle. Fra tutte, in particolare, c'è una cosa che osservo. Che il libro, proprio attraverso le sue "pecche" è stato preso per quello che è, o quanto meno ha tentato di essere: qualcosa di profondamente instabile, ma che lo stesso ti spinge ad andare avanti. Una narrazione che funziona, ma a cui sembra mancare sempre qualcosa. Così è stata la mia vita in questi ultimi anni. E credo quella di tanti. Ma il libro è il libro, devo accettare di saperne quanto chiunque altro, e forse meno. Quel qualcosa che manca... non lo so!

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  2. Credo proprio che l'instabilità sia uno dei cardini dell'opera. Secondo i cinesi, il cervello dell'uomo può essere paragonato ad un albero pieno di scimmie, che rappresentano i pensieri. Personalmente trovo che in alcuni momenti molte di queste scimmie siano non solo visibili ma riconoscibili come nostre.

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