mercoledì 30 gennaio 2013

La ragazza che suonava per i morti










Anche solo per una questione di rispetto, prendetevi un momento e guardate questa immensa ragazzina. Nella sua voce troverete la sofferenza di tutti coloro che sono morti ascoltandola.







Gli Istituti storici per la Resistenza di Torino, Alessandria e Cuneo, insieme a Edizioni Seb27 e con il sostegno dei Comitati Resistenza e Costituzione di Regione e Provincia di Torino e del Goethe-Institut Turin, hanno proposto in occasione del "Giorno della Memoria" una intervista-concerto con Esther Béjarano.

Procediamo con ordine però. Esther Béjarano, classe 1924, nasce in Germania in una famiglia di musicisti. Durante le persecuzioni razziali è deportata ad Auschwitz e, sapendo suonare la fisarmonica viene inserita nell'orchestra femminile, orchestra che ha lo scopo di accompagnare musicalmente i prigionieri. L'esperienza di questa giovane ragazza traspare ancora oggi, ben settant'anni dopo, negli occhi e nelle parole della donna che, col suo passo sicuro e gli occhi lucidi, riesce ad ammaliare tutti i presenti. In giorni in cui uno stupido revisionismo si fa tristemente minaccioso, è importante che eventi del genere siano organizzati sempre più spesso e promossi capillarmente. L'evento, organizzato da diversi istituti di studi storici, ha coinvolto le città di Alessandria Cuneo e Torino con tre brevi concerti in cui la protagonista, accompagnata dal bravissimo Gianni Coscia, ha deliziato i convenuti con la sua bellissima voce. Nel repertorio di Esther, soprano di coloritura ancora in grado di emozionare con il calore della sua voce, alcuni pezzi simbolo della resistenza che, per sua stessa testimonianza, venivano cantati proprio nei campi di sterminio.
Il racconto dell'esperienza vissuta è terribile ma al tempo stesso dolce e nostalgico. Sentire parlare un pezzo di memoria storica non ha prezzo e forse qualcuno dovrebbe ricordarselo.
Oltre al concerto è stato presentato il volume "La ragazza con la fisarmonica" e il DVD-documentario "Esther che suonava la fisarmonica nell'orchestra di Auschwitz", viseo-testimonianza direttamente dalle parole della ragazza che, per qualche anno, ha sollevato almeno un po' gli animi di chi come lei sapeva di andare a morire.

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