Anche solo per una questione di rispetto, prendetevi un momento e guardate questa immensa ragazzina. Nella sua voce troverete la sofferenza di tutti coloro che sono morti ascoltandola.
Gli
Istituti storici per la Resistenza di Torino, Alessandria e Cuneo,
insieme a Edizioni Seb27 e con il sostegno dei Comitati Resistenza e
Costituzione di Regione e Provincia di Torino e del Goethe-Institut
Turin, hanno proposto in occasione del "Giorno
della Memoria" una intervista-concerto con Esther Béjarano.
Procediamo
con ordine però. Esther Béjarano, classe 1924, nasce in Germania in
una famiglia di musicisti. Durante le persecuzioni razziali è
deportata ad Auschwitz e, sapendo suonare la fisarmonica viene
inserita nell'orchestra femminile, orchestra che ha lo scopo di
accompagnare musicalmente i prigionieri. L'esperienza di questa
giovane ragazza traspare ancora oggi, ben settant'anni dopo, negli
occhi e nelle parole della donna che, col suo passo sicuro e gli
occhi lucidi, riesce ad ammaliare tutti i presenti. In giorni in cui
uno stupido revisionismo si fa tristemente minaccioso, è importante
che eventi del genere siano organizzati sempre più spesso e promossi
capillarmente. L'evento, organizzato da diversi istituti di studi
storici, ha coinvolto le città di Alessandria Cuneo e Torino con tre
brevi concerti in cui la protagonista, accompagnata dal bravissimo
Gianni Coscia, ha deliziato i convenuti con la sua bellissima voce.
Nel repertorio di Esther, soprano di coloritura ancora in grado di
emozionare con il calore della sua voce, alcuni pezzi simbolo della
resistenza che, per sua stessa testimonianza, venivano cantati
proprio nei campi di sterminio.
Il
racconto dell'esperienza vissuta è terribile ma al tempo stesso
dolce e nostalgico. Sentire parlare un pezzo di memoria storica non
ha prezzo e forse qualcuno dovrebbe ricordarselo.
Oltre
al concerto è stato presentato il volume "La ragazza con la
fisarmonica" e il DVD-documentario "Esther che suonava la
fisarmonica nell'orchestra di Auschwitz", viseo-testimonianza
direttamente dalle parole della ragazza che, per qualche anno, ha
sollevato almeno un po' gli animi di chi come lei sapeva di andare a
morire.
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