mercoledì 23 maggio 2012

Salone internazionale del libro di Torino Ovvero, come farsi una nuotata in un mare di carta senza rischiare di affogarci

Ebbene sì, in tremendo ritardo ecco un rapido commento al Salone del libro!

Salone internazionale del libro di Torino
Ovvero, come farsi una nuotata in un mare di carta senza rischiare di affogarci

Ogni tanto la società, ed in special modo quella che viene definita in modo dispregiativo la massa, possono riservare interessanti sorprese.
Mi spiego. È risaputo che la lettura, in Italia, non è tra i passatempi più diffusi, almeno secondo le tanto temute indagini ISTAT.  Immaginate quindi la mia sorpresa nello scoprire quanto questo sia stato confutato, almeno in parte, nel vedere il pubblico presente quest’anno al salone del libro. Certo, sto parlando comunque di una “confutazione” relativa ma comunque piacevole. Mi rispiego. Per anni il salone del Libro è stato un ricettacolo che attirava a sé un pubblico molto settoriale composto prevalentemente da addetti ai lavori, universitari,  appassionati lettori e giovani che fino a qualche tempo fa sarebbero stati definiti, in maniera assolutamente negativa, “diversi” dalla massa. Questo perché, senza generalizzare troppo, spesso chi ha, o meglio aveva, certi interessi, raramente si accostava alle pagine fruscianti di un bel libro, preferendo piuttosto quelle di alcuni quotidiani. Certo, anche quello è leggere direte voi. Quest’anno, invece, mi è capitato di stupirmi nel vedere quanto fosse omogeneo il pubblico convenuto per celebrare uno dei pochi baluardi della cultura rimasti a difenderci da twittate, tag e mi piace. Oltre al sopracitato pubblico di aficionados, era possibile vedere giovani adolescenti girare in cerca dei loro beniamini, e non mi riferisco solo a pallidi vampiri indecisi sul proprio futuro, fossero essi moderni o meno. Ma non solo, per una volta il salone ha assunto toni festosi, svuotandosi della seriosità che spesso è associata alla parola cultura. Perché, diciamolo, la cultura è prima di tutto divertimento. Divertimento che, grazie anche alla tecnologia, per una volta sottomessa alla conoscenza, è sempre più fruibile e facile da raggiungere. Ma la cultura in questione non è solo quella rappresenta dai libri, protagonisti indiscussi anche quest’anno, ma bensì anche quella legata ad altri aspetti del sapere quali musica e cibo. Anche negli anni passati erano presenti questi due aspetti ma quest’anno, per la prima volta, mi è sembrato che il pubblico fosse davvero interessato a scoprire cosa c’è dietro quello che gli appassiona. 
Un ultima nota va spesa per il sottotitolo “Primavera Digitale”. Purtroppo ho trovato la scelta di tale titolo un po’ fastidiosa, forse perché a livello inconscio l’ho subito ricollegata ad altre “primavere” storiche molto più influenti o solo perché da brontosauro quale sono ho ancora qualche problema nel considerare libro un insieme di dati su uno schermo. So che dovrò adattarmi, anche perché tutti conosciamo quanto sono sfruttati gli angoli verdi del pianeta ma a volte mi chiedo, è preferibile sacrificare il rumore delle pagine di un buon libro a scapito di quelle d riviste e quotidiani pieni di nulla? Ai poster (digitali naturalmente) l’ardua sentenza.

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