venerdì 10 maggio 2013

L'uomo dai pugni di ferro, quando il wuxiapian diventa pulp



Se cercherete in giro recensioni serie in merito a The Man with the Iron Fists ne troverete a bizzeffe. Molti vi diranno che la trama è scarsa, altri che il monoespressivo RZA risulta quasi inutile nella sua staticità recitoriale, per non parlare di chi si lamenta dal polpettone imbastito dal pupillo di Tarantino. Balle. L'Uomo dai Pugni di Ferro è tutto questo e anche di più. Più che un film è una continua citazione. Nel miglior stile Tarantinesco, The RZA, già membro dei marzialissimi Wu Tang Clan, unisce in novanta minuti generi diversi con un risultato spettacolare. Naturlamente siete liberi di dissentire ma, d'altronde, cosa vi potete aspettare da un film del genere. La voce del narratore, nel migliore stile pulp, introduce le diverse scene tra il David Bowie del lontano oriente e un simil-Ken il guerriero che, a detta di qualcuno tra il pubblico, tira fuori le lame anche dal culo. Russel Crowe si diverte nel ruolo del pistolero steampunk e scimmiottando azzardate pose marziali mentre Lucy Liu e David Bautista, il Batista della WWF, si trovano perfettamente a loro agio in ruoli cucitigli addosso per l'occasione. I tantissimi camei, tra cui si possono citare quello di Pam Grier e dell'ormai attore feticcio di Tarantino Gordon Liu, impreziosicono un film già di per sè eccessivo e grandioso.
Insomma un film da vedere sapendo cosa vi aspetta: un piccolo cult che strizza l'occhio ai fratelli Shaw e che senza pretese, vi farà uscire dal cinema con una energia nascosta capace di trasformare i vostri pugni in travertino!


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