sabato 26 gennaio 2013

Tesori perduti tra le aquile




Quando si parla di Albania siamo abituati, a causa di nefasti fatti di cronaca, apensare immediatamente ad una terra di confine che nulla può dare se non immigrati e malavita. È quello che in genere accade con le generalizzazioni nei confronti delle diverse nazioni: gli svizzeri sono puntuali, i tedeschi rigorosi, i francesi odiosi (lo sono davvero loro), e gli albanesi pericolosi.
Forse non tutti sanno che l'Albania, insieme all'Italia, è stata una delle prime zone abitate del continente europeo e, nei secoli, subendo diverse dominazioni, nel corso dei secoli si è assistito ad una differenziazione eetnico-culturale riscontrabile soprattutto in teritori di confine. Purtroppo per una serie di motivazioni, soprattutto politiche, ancora oggi dopo più di vent'anni dal crollo del regime comunista si conosce poco della cultura e della storia del Paese delle Aquile. Uno degli scopi di questo evento è proprio quello di far conoscere, ad un pubblico vasto e eterogeneo, i tesori della cultura albanese.
Dopo l'enorme successo riscontrato a Roma giunge a Torino, città sempre più aperta alla cultura sotto ogni aspetto,una mostra che, grazie a dei pezzi straordinari, può aiutarci a comprendere meglio una nazione tanto vicina quanto ancora sconosciuta. L'esposizione è stata organizzata per la celebrazione del centenario dell'indipendenza della Repubblica d'Albania e raccoglie opere che coprono un periodo di diciotto secoli, raccolte sul territorio albanese da importanti archeologi, tra i quali figura anche l'emiliano Luigi Ugolini.

Con un arco di tempo così ampio naturalmente la mostra risulta un po' dispersiva anche perchè non completamente integrata da pannelli integrativi ma, nel complesso, l'allestimento riesce a valorizzare i pezzi esposti. I diciotto secoli raccontati dai reperti narrano di un luogo in cui l'attenzione per l'arte era sicuramente altissima. Affianco a figurini in bronzo è possibile vedere orpelli ed ornamenti personali, alcuni conservati perfettamente, segno di quanto fosse importante e ricca la zona del Mediterraneo corrispondente all'odierna Albania. Affianco a questi piccoli tesori trovano posto alcuni volti e sculture in marmo risalenti al periodo classico e una ricca collezione di armi in bronzo comprendenti spade, asce e tre elmi perfettamente conservati.


In esposizione, oltre ai reperti neolitici e classici trovano spazio una serie di dipinti del periodo post bizantino. Il pittore più importante di questo periodo Onouphrios di Neokastro, meglio conosciuto col nome di Onufri, guarda all'occidente con ammirazione cercando ispirazione e consiglio. Per motivi religiosi non può ispirarsi direttamente agli artisti a lui contemporanei quindi, lasciando da parte i grandi maestri dell'Umanesimo prende come esempio Giotto, le cui creazioni bene si integrano con l'arte sacra e iconica tipica dell'arte ortodossa. Rispetto alle icone a cui siamo abituati, quelle esposte si differenziano per un'eleganza e una sobrietà che le avvicina davvero alle opere del maestro toscano testimoniando, almeno artisticamente, un legame che coi secoli è andato perduto.






































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