Copertina: Franco Brambilla |
Davide Del Popolo Riolo è riuscito in un'impresa non facile, quella di scrivere un ottimo romanzo steampunk. Lo so, può sembrare un inizio banale il mio ma non capita spesso di trovare un romanzo che unisca feccia e vapore amalgamando il tutto senza scadere nei facili manierismi di genere. La tecnologia, presente ma solo marginalmente, fa da contorno ad una situazione sociale e politica piena di ingiustizie e divisioni sociali mentre i diversi protagonisti si muovono all'interno delle proprie vite. A metà tra il romanzo Dickensiano e Macchine Mortali, "Il pugno dell'uomo" ci racconta come cambia una società quando sopraggiunge un problema che, purtroppo, conosciamo fin troppo bene. Non è semplice, infatti, raccontare una pandemia quando la vivi e, soprattutto, non è facile farlo senza usare luoghi comuni. Uno spaccato di una Città (con la maiuscola perchè "La Città è la Città") che lentamente collassa facendo emergere ciò che di più brutto si nasconde nell'animo umano. Come sempre Del Popolo Riolo dimostra la sua bravura scegliendo una narrazione complicata, che potrebbe far storcere il naso ai più tradizionalisti, anche grazie al supporto dell'editing ineccepibile di Anna Pullia. Come sempre non mi dilungherò, il mestiere dello scrittore spetta a chi ne è davvero capace e, ancora una volta, Davide ha dimostrato di esserlo.